Cara Elisabetta,
molte sono le cose che ho da raccontarti di questo periodo abbastanza lungo in cui non ci siamo viste.
Come sempre, varie attività si accavallano nella mia giornata, e ogni giorno dico a me stessa: da oggi una in meno, invece il giorno dopo ne ho una in più. Per fortuna, tutti i miei interessi sono in fondo uno l’evoluzione dell’altro, e poi confluiscono nell’attività artistica, che così può aprirsi a nuove forme e nuovi media.
Quando ci siamo conosciute, già lavoravo nel Laboratorio multimediale del Dipartimento di Scienze dell’Antichità e del Tardoantico, all’Università di Bari. Il laboratorio ha continuato a crescere nelle attività: collaboro con archeologi, storici e filologi per tutto quello che riguarda la progettazione grafica, l’iconografia dei libri, la fotografia e ora anche le riprese e il montaggio video, con cui documento soprattutto le loro attività sul campo.
Da qualche anno lavoro anche con l’Accademia di Belle Arti di Bari, dove ho tenuto, periodicamente, il corso di Informatica per la Grafica. Spero che questa collaborazione continui nel tempo, perché, pur tra le difficoltà di vario genere che si incontrano nel campo della formazione e della cultura, l’Accademia è uno dei luoghi in cui si trovano sempre persone con cui scambiare esperienze e progettare attività interessanti.
Intanto, mi sono avvicinata al video e ho ripreso a suonare, dopo che, come ricorderai, avevo lasciato quando mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti. Come sai, non sono per le mezze misure: volevo imparare le lingue per viaggiare e in Lingue e Letterature Straniere ho preso una laurea, ora mi sto dedicando alla musica e ho deciso di frequentare i corsi di Music Academy, con la batteria come strumento principale e varie altri corsi, fra i quali anche quelli che mi permettono di comporre musica direttamente in digitale, in modo da poter usare i miei brani nei video.
In particolare, la mia passione per il blues mi ha portato, qualche mese fa, sulle rive del Mississippi, dove ho raccolto una infinità di materiale per un progetto a cui sto lavorando, che sarà abbastanza complesso nella sua multimedialità, ma seguirà comunque la linea del mio Travel Book, quello a cui avevo da poco cominciato a lavorare quando ci siamo conosciute.
Come sai, i miei appunti di viaggio sono un punto di partenza importante per me: tante immagini e pochi scritti, che suggeriscono vagamente come ricostruire il puzzle di luoghi e situazioni che non sempre la memoria ricostruisce come un tutto organico, logico e sequenziale.
Scelgo le immagini seguendo il meccanismo dell’associazione, come è naturale che sia nel vagabondare della memoria. Questo modo di “navigare” tra le immagini e accostarle sgretola la compattezza spaziale e temporale dei luoghi e dà vita a gruppi “trasversali” di immagini, piuttosto che raccontare alla maniera del reportage o del vero e proprio diario di viaggio.
Isolata, decontestualizzata e fuori da una finalità narrativa, ogni immagine tradisce più che mai l’oggettività dell’accadimento e può essere il punto di partenza per le infinite possibilità dell’immaginario.
Per questo, tutti i miei progetti restano aperti, sempre in fieri e in rapporto l’uno con l’altro, e il mio lavoro forma una rete, una tela con i fili di ordito e trama lasciati aperti…
Il lavoro diventa un percorso attraverso il quale si legge la mappa della mente, con i suoi archetipi, i suoi nodi, le sue ramificazioni, le sue strade, le zone labirintiche in cui le immagini vanno avanti per poi tornare al punto di partenza, rimescolarsi e sfumarsi nel gioco infinito e ingannevole della ricerca e della memoria…
Il mio approccio all’arte è strettamente legato al mio interesse per l’essere umano nella sua complessità psico-fisica e multidimensionale: il momento della creazione artistica è un atto meditativo, che mi collega alla possibilità di sperimentare e poi esprimere differenti universi interiori e stati mentali.
Probabilmente, mi accosto al lavoro nello stesso modo in cui pratico lo yoga e le arti marziali: campi di azione diversi, forme diverse, ma stesso modo di procedere nell’osservazione, nella concentrazione, nel gesto.
E come vedi, anche in questo caso, un altro paio delle mie scelte di studio a lungo termine mi è tornato utile: il dottorato Teoria del Linguaggio e scienze dei Segni, che ha seguito la laurea in Lingue, e il DEA in Storia delle Religioni, quello per cui ho studiato un anno a Parigi.
Come ti dicevo all’inizio, sono tanti i campi che mi interessano e che vorrei esplorare e per questo le ore del giorno non mi bastano più… a questo punto dovrei proprio cominciare a “svuotare la coppa”, come dicono i Maestri Zen… ma potrei mai resistere alla tua proposta di RIPRENDERE IL FILO?
Ci vediamo all’inaugurazione, ti abbraccio
Maria
Bari, 8 gennaio 2014